Jan van Eyck, Il Cancelliere Rolin |
La mia prima emozione che potessi qualificare come artistica la provai in un museo scientifico: al Conservatoire des Arts
et Métiers di Parigi, davanti ai piccoli strumenti di vetro e di rame
che Lavoisier utilizzava nel suo laboratorio. Si trattava di arte? Il
nome del Museo lo assicurava: Conservatorio delle Arti e dei Mestieri.
Ora non si chiama più così, ma è intitolato "Museo delle tecniche". Solo
più tardi ho ritrovato lo stesso piacere in un museo detto "delle Belle
Arti", mi pare fosse davanti alla Vergine del Cancelliere Rolin, al
Louvre, la cui precisione ottica mi incantava.
E solo più tardi
ancora compresi che gli oggetti della scienza erano a volte delle opere
d'arte, e che le opere d'arte erano spesso oggetti scientifici.
L'estetica a volte poteva essere un'euristica.
La più bella
dimostrazione di questa equazione l'ha fatta Claude Lévi-Strauss, a
proposito di un ritratto di dama di Cluet di cui ammirava la "collerette". L'emozione profonda, ci
dice, che suscita la riproduzione del collo di merletto, filo per
filo, con un effetto di trompe- l'oeil scrupoloso, è la stessa che
produce il modellino a scala ridotta, il capolavoro dell'artigiano, che
è il prototipo dell'opera d'arte.
Entrambi, per effetto della riduzione, procedono per una sorta di
inversione del processo della conoscenza: per conoscere un oggetto,
abbiamo tendenza a operare a partire delle sue componenti. La riduzione
della scala
capovolge la situazione; più piccola, la totalità dell'oggetto appare
meno temibile. La virtù intrinseca del modello è di compensare la
rinuncia alle dimensioni sensibili attraverso l'acquisizione di
dimensioni intelleggibili. La scienza che lavora a scala reale,
che rimpiazza un essere con un altro, l'effetto con la causa, è
dell'ordine della metonimia, mentre l'arte che lavora a scala ridotta
producendo un'immagine omologa all'oggetto rientra nel campo della
metafora.
Ars , in latino, ci parla di abilità: è un talento
particolare acquisito attraverso lo studio e la pratica (diciamo:
"possedere l'arte di..."); una conoscenza legata a un mestiere,
un'esperienza del corpo
che permette la precisione e l'economia dei gesti, un'attitudine
appresa che si schiude all'eleganza, allo charme, alla grazia (diciamo:
"fare con arte"). Ars è nel contempo la "maniera" dell'artista e il
marchio dell'artigiano. Nel linguaggio popolare, l'"homme de l'art",
l'uomo dell'arte, è l'uomo del mestiere. Questa qualità può limitarsi a
una parte del corpo, una particolare abilità manuale, un gesto,
un'attitudine, per esempio il portamento del ballerino, o la voce
posata del cantante o dell'oratore - l' actio nella retorica... Si
parlerà anche della "mano intelligente" dell'architetto, quella sua
arte particolare che unisce competenze manuali e intelligenza
concettuale.
Una dama di Jean Clouet |
Da questo punto di vista,
l'arte, ars , si oppone alla natura, come l'artificio si oppone al
naturale. Ma si
oppone anche all' ingenium, che non è il genio, bensì
l'inclinazione spontanea, la disposizione propria della sensibilità.
L' ars è acquisita, l' ingenium è innato. L' ingenium è la capacità
naturale dello spirito a produrre, una potenza generativa che è allo
stesso tempo predisposizione nativa e invenzione. Vicino a quella che
Lévi-Strauss descriveva con il termine di "bricolage", l' ingenium è
quell'attitudine dello spirito umano a riunire dati eterogenei per
produrre qualcosa di nuovo. Oltrepassa i limiti della semplice ragione,
è appunto quell'eccesso che somiglia a un dono, al'invenzione ingenua,
al tratto di genio.
Ars si oppone infine alla scientia ,
che è un sapere essenzialmente linguistico e verbale, un'informazione,
una conoscenza, o l'insieme delle conoscenze acquisite su un soggetto.
Cicerone oppone i due termini di ars e scientia quando parla di "
artem scientia tenere ", possedere un'arte in teoria. Scientia , la conoscenza astratta e generale, non è il sapere concreto e singolare che si incarna in un gesto, in un "tour
de main", quel linguaggio del corpo che Aristotele chiamava giustamente
tekhné : «I Greci, ricorda Ernst Gombrich, avevano un solo termine e un
solo concetto per l'arte e per l'abilità: tekhné» - la storia dell'arte, per definizione, era la storia delle tecniche. Se consideriamo le lingue germaniche, ritroviamo più o meno le stesse opposizioni. Kunst , l'arte, deriva dall'alto tedesco können , che ci parla di una disposizione intermedia
tra la conoscenza e la competenza, tra il sapere e l'abilità. In ogni
caso nulla di comparabile alla pretenzione che oggi dissimuliamo
sotto il termine di "arte". Können ha la stessa origine del gotico kann , dell'antico inglese can , nel senso di un potere radicato in un sapere.
Notiamo en passant che können non va confuso, nonostante l'omofonia,
con kennen , che si- gnifica conoscere, essere al corrente, come to
know in inglese: è questo il campo della conoscenza, del knowledge ,
della scientia. Già all'origine quindi troviamo nel termine "arte" un'ambivalenza, un'oscillazione tra un savoir faire
che rileva di un apprendimento e di una conoscenza, dell'ordine del
codificabile e del trasmissibile, e d'altra parte una qualità
eccezionale, una tendenza particolare di un individuo, uno slancio
dell'essere, una disposizione singolare dei suoi organi, delle sue
cellule, che gli permetterebbe di esercitare un potere di cui gli altri
non dispongono, nonostante abbiano le stesse conoscenze. Ma i due
aspetti sono legati: non ci può essere pouvoir-faire senza savoir-faire ,
né savoir- faire senza vouloir-faire.
Henri Focillon |
Malkunst, nel
sedicesimo secolo, è l'arte di dipingere, e cioè quell'insieme
complesso di ricette e di conoscenze che permettono all'artigiano di
esercitare il suo mestiere. Ma oltre alla chimica che gli permette di
preparare i colori, quest'arte complessa riunisce ben altre competenze:
la matematica e la fisica che permettono di fondarsi sulla prospettiva
come scienza esatta, e di disporre correttamente i corpi nello spazio; l'anatomia, insegnata nei teatri di Padova, di Bologna, di Londra, di Vienna;
la fisiologia, ossia lo studio del funzionamento dei tessuti, delle
carnagioni, degli organi; l'ottica, la dioptrica e la catoptrica, che
permettono di progredire nella scienza dei colori, delle rifrazioni, dei
riflessi, delle trasparenze; e anche un po' di zoologia che permette
di distinguere e di tagliare correttamente i calami per disegnare e i peli
animali di cui son fatti i pennelli, di martora per esempio... tutto un
insieme di conoscenze e di ricette che hanno permesso all'arte della
pittura di passare dallo statuto di ars mecanica a quello delle
artes liberales , e all'artista, di non essere semplicemente un abile
artigiano ma un letterato, un sapiente, un polymathes, un polytechnes.
(di Jean Clair, già pubblicato su Repubblica 11/07/2015. Cfr http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/07/11/ottica-numeri-e-precisione-lemozione-nasce-dalla-tecnica46.html?ref=search)